La democrazia è il governo del popolo, ma se le opinioni sono manipolabili resta solo una parola vuota. Adesso è scientificamente dimostrato che le opinioni sono manipolabili.
Per una curiosa convergenza temporale negli ultimi mesi si sono succeduti due studi sulla possibilità di manipolare l’opinione pubblica mediante un’azione sui social network, ma in realtà si tratta di meccanismi validi anche al di là dell’ambito social. Il caso più noto riguarda lo studio condotto da Facebook su un campione di 155.000 utenti ignari di essere sottoposti ad un test per il quale è stato ritenuto sufficiente solo il generico consenso espresso da tutti gli utenti all’atto dell’apertura dell’account. Nulla sarebbe trapelato se lo studio non fosse stato pubblicato il 17 Giugno scorso su PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences) con il titolo “Experimental evidence of massive-scale emotional contagion through social networks“, dove un grafico mostra l’effetto sugli utenti della manipolazione dei feedback positivi/negativi:
Sopra, didascalia: Numero medio di parole che esprimono emozioni positive (colonne più alte) o negative (colonne più basse), in percentuale, generate dalle persone in base al loro stato emotivo. Le barre rappresentano il margine di errore.
Subito però si è passati dall’interesse alle proteste per la violazione dei diritti degli utenti del social, a fine Giugno la notizia varcava l’ambito accademico per approdare sulla stampa (vedi agenzia ANSA) e il 2 Luglio arrivavano delle poco convinte scuse, come documenta il Corriere della Sera, molto più critica verso l’atteggiamento della dirigenza di Facebook appare invece la CNN.
L’esperimento era in particolare teso a verificare la possibilità di condizionare gli utenti mediante l’esposizione a notizie filtrate, come riportato su Le Scienze:
Sui social network le emozioni, sia positive sia negative, passano efficacemente da un utente all’altro attraverso la semplice visualizzazione dei messaggi, influendo sul tono degli interventi successivi. E’ la prima volta che si riesce a dimostrare sperimentalmente che il fenomeno del contagio emotivo avviene anche attraverso il puro linguaggio scritto, privato delle sue componenti non verbali… Per dare valenza sperimentale al loro studio, i ricercatori hanno agito sui filtri del News Feed di Facebook, ossia dell’algoritmo che seleziona i messaggi scritti dagli amici in base all’interesse individuale per certi contenuti, in modo che arrivino solo quelli presumibilmente più significativi. (Senza questi filtri un utente medio di Facebook sarebbe potenzialmente esposto a circa 1500 contenuti al giorno, mentre grazie a essi solo il 20 per cento circa dei messaggi finisce nella sua bacheca.) In questo modo Kramer e colleghi hanno potuto aumentare o diminuire il numero di messaggi positivi/negativi/neutri visualizzati da ciascun utente.
Che lo studio sia di interesse in campo politico e persino militare è ricavabile da una delle firme, Jeffrey T. Hancock della Cornell University già collaboratore della Minerva Initiative del Dipartimento della Difesa degli USA per il quale ha realizzato lo studio “Modeling Discourse and Social Dynamics in Authoritarian Regimes” (Modelli di discorsi e dinamiche sociali nei regimi autoritari). Dallo studio delle dinamiche sociali nei regimi autoritari alla verifica della possibilità di influenzare le dinamiche sociali in una direzione ritenuta desiderabile la distanza non è molta.
Inosservato era passato solo pochi mesi prima uno studio condotto sulle dinamiche di un altro importante social, in febbraio era stato infatti pubblicato sulla rivista Chaos e ripreso da Le Scienze uno studio condotto su Twitter:
L’opinione predominante, condivisa dalla maggioranza delle persone, emerge rapidamente su Twitter, qualunque sia l’argomento, e una volta stabilizzata difficilmente può cambiare. Lo ha scoperto una nuova analisi automatizzata, che potrebbe essere utilizzata per prevedere – ma forse anche per influenzare – come si orienterà l’opinione pubblica
Non solo l’opinione della maggioranza tende a convogliare ulteriori consensi, ma il dato più interessante è che basta un esiguo margine iniziale a favore per determinare grandi spostamenti di consensi, come riportato sempre su Le Scienze:
…sul lungo periodo, l’opinione che prevale è quella che all’inizio aveva un modesto vantaggio sulle altre. Questo fenomeno, tipico dei sistemi caotici, è denominato dipendenza sensibile dai dati iniziali o più volgarmente “effetto farfalla”, perché fu esemplificato da Edward Lorenz, pioniere della teoria del caos, in una celebre conferenza dal titolo “Il battito delle ali di una farfalla in Brasile può scatenare un tornado in Texas?”.
Graficamente la situazione è così riassunta:
Le dinamiche di maggioranza prevedono inoltre l’esistenza di uno “zoccolo duro” che non si uniformerà comunque all’opinione della maggioranza e che può essere accettato come un dato fisiologico che con la sua presenza ai livelli attesi potrebbe addirittura confermare il raggiungimento di una situazione di stabilità. Le parole conclusive degli autori dell’esperimento, riferite alla fine dell’articolo su Le Scienze, non lasciano dubbi sul potenziale del meccanismo accertato:
Secondo i due ricercatori, il loro metodo di analisi potrebbe essere estremamente utile a politici e grandi società per analizzare le caratteristiche e gli schemi di evoluzione delle diverse opinioni, e quindi studiare come influenzare l’opinione pubblica a proprio favore.
Dopo i risultati degli esperimenti condotti su Facebook e Twitter, appare evidente il potenziale di controllo sociale esercitabile tramite semplici interventi effettuabili sui social network. Ma le dinamiche emerse confermano anche un meccanismo più generale secondo il quale l’opinione pubblica tende ad orientarsi nella direzione che ritiene essere quella della maggioranza, basta anche un margine iniziale minimo, e questo potrebbe valere anche nel caso dei sondaggi d’opinione o di una serie di articoli giornalistici che potrebbero generare l’opinione pubblica anziché misurarla o documentarla.
Si tratta quindi di un meccanismo di facile impiego e realizzazione, uno strumento che fornendo l’immagine desiderata degli orientamenti della maggioranza, potrebbe essere impiegato per creare quella stessa maggioranza che si vuole indicare come già esistente.
Nel 1993 mio padre, economista, storico studioso di ogni, mi intratteneva amabilmente nel giardinetto del mio borghesissimo villino a schiera nella migliore periferia milanese, sulla visione apocalittica del mio futuro; in sostanza vaticinava l'annientamento di popolazioni del "terzo mondo" tramite guerre indotte e la scomparsa progressiva del ceto medio occidentale, dovuta ad impoverimento pilotato dai vertici del sistema capitalistico mondiale; il tutto, in un arco di tempo non superiore ai successivi 20 anni. Col solito caustico umorismo mi informava del fatto che per lui e la sua generazione non ci sarebbero stati molti problemi, ma la mia e le successive se la sarebbero vista molto brutta, e mi esortava quindi a godermi gli ultimi fasti di un presente godereccio e pieno di promesse. Ero avvisata già da molto quindi, ma questo non mi ha impedito di precipitare, come tutti, nel baratro fagocitante di questo mostro a più teste che con sistematico cinismo pilota le vite degli europei per asservirci al suo volere e profitto.
A questo proposito trovo interessante questa ricostruzione: leggete un pò e vedete se vi ci ritrovate...
IO SONO UNA BORGHESE DI MERDA
"Ma tu non eri di sinistra?" mi chiedeva con preoccupazione un mio follower twittarolo stamattina. Il fatto è, caro, che prima di tutto io sono una borghese di merda, e proprio per questo a vent'anni ero comunista. Non c'è da stupirsene perché sono i borghesi che scelgono la bandiera rossa senza averne la necessità. Marx, Lenin, Trockij, Che Guevara, Fidel Castro, erano tutti borghesi, perché è la borghesia che, quando l'élite esagera, che si tratti di incipriati aristocratici e pretacci o di latifondisti, capitalisti e padroni delle ferriere, fa le rivoluzioni. Sono stata di sinistra per un lungo tempo, prima che saltassero tutte le regole su chi dovesse stare dalla parte del popolo e chi invece doveva vendersi al Capitale. Perché qualcosa è successo, darling. Più o meno attorno al Sessantotto. E' stato un processo lungo e difficile da allora, ma sta giungendo a compimento. La più grande operazione di pulizia sociale della storia. La fine della lotta di classe con la proclamazione del Capitale come vincitore. With a little help from his friends.
Ti spiego il mio percorso. Sono una borghese, dicevo, e la mia è la classe media che, ad un certo punto, nel secolo scorso, è riuscita storicamente ad inglobare emancipandola anche tanta parte della classe operaia. Merito delle lotte dei borghesi dalla coscienza infelice di cui sopra condotte assieme agli operai, certo, ma anche di un capitalismo che pensava che estendere la ricchezza a fasce più ampie della popolazione, facendo diventare i proletari classe media, significava più merci vendute, più profitti e più benessere per tutti. Il famigerato moltiplicatore. Ma già, Henry Ford era un nazifascista anche se pensava che aumentando il salario ai suoi operai questi avrebbero potuto comperare il modello T che fabbricavano.
Quello della mia gioventù sembra un mondo perduto ed estinto; una meraviglia, sai, in confronto a quello di oggi. E sono sicura che te ne ricordi, perché non sei di primo pelo neppure tu.
Uno stipendio in famiglia bastava a condurre una vita più che dignitosa dove non ti mancava nulla di veramente necessario. Esisteva ancora il concetto di superfluo e per quello c'era il "no, non ce lo possiamo permettere". Quel no ti aiutava a crescere e a capire che, una volta grande, te lo saresti guadagnato con il tuo lavoro, perché il lavoro ci sarebbe stato, secondo quello che avevi studiato e imparato a fare.
Perfino con uno stipendio solo, con i risparmi (allora si riusciva a mettere da parte qualcosa ogni mese), la famiglia riusciva a comperarsi la casa dove viveva e, se lavoravano tutti e due i genitori, ci si comperava magari un'altra casa al mare o in campagna o in montagna. Perché allora esistevano ancora le ferie e le vacanze non duravano meno di venti giorni. Per le malattie c'era il welfare, ad una certa età arrivavano la pensione e la liquidazione con la quale ti potevi togliere qualche sfizio in più o farti la casetta di cui sopra, perché i nonni non erano costretti a mantenere nipoti disoccupati. Erano i tempi in cui l'Italia stava diventando, pur tra corruzione, mafia e caste, e sottoposta a sovranità limitata come paese sconfitto, la quinta potenza industriale del mondo.
Non erano tutte rose e fiori? Certo, c'erano come sempre i poveri e lo sfruttamento, il mondo era diviso in classi. C'erano la crisi petrolifera, il terrorismo di stato, le bombe, le guerre imperialiste. Poi arrivò la shock economy, prima dal Sudamerica (però così lontano da noi) e poi nel mondo anglosassone, con i primi vagiti del dominio finanziario sulle nostre vite ma la speranza di un futuro migliore non mancava, nessuno pensava che, pur lavorando da rompersi la schiena, da vecchio sarebbe stato povero e abbandonato perché gli avrebbero portato via tutto. Non avevamo nulla da perdere, caso mai ci sarebbe stato ancora qualcosa da ottenere. Il muro nero della depressione, dell'assenza di un futuro o dell'angoscia data dal pensiero di che cosa sarà il nostro futuro in balia della povertà non esisteva e nessuno sarebbe stato in grado di immaginarlo, a meno che non fosse vissuto al di là di qualche Cortina di Ferro.
Soprattutto nessuno si sarebbe mai immaginato che il benessere ottenuto in base alle lotte sindacali, nato dal sangue degli operai e di quei borghesi empatici e simboleggiato in maniera sacra dalla democrazia, dato ormai per acquisito perché certificato nella Costituzione, sarebbe stato possibile toglierlo al popolo per consegnarlo ad un'élite intenzionata a redistribuire la ricchezza esistente verso l'alto, accaparrandosela tutta e creando un mondo dove l'1% ha tutto e il 99% quasi nulla, senza più democrazia. Un mondo nuovo ma tremendamente simile al Medioevo che, per essere realizzato, ormai lo sappiamo, nei trent'anni previsti per il suo compimento non potrà che finire con l'eliminazione fisica della classe media, magari sostituita da carne da macello proveniente dal terzo mondo da impiegare per la pulitura dei cessi dove andranno a sedersi i culi imperiali.
Credo che, se qualcuno allora, negli anni sessanta-settanta, avesse visto un'anteprima del futuro, ovvero dei giorni nostri, lo avrebbe considerato il peggiore incubo mai vissuto e nessuno avrebbe potuto immaginare che coloro che si sarebbero offerti spontaneamente per farlo avverare sarebbero stati i partiti di sinistra, quelli più tradizionalmente (allora) vicini al popolo.
Eccoci, caro, al perché io non sono più comunista, non sono più di sinistra, anzi non sono niente, sono solo una borghese di merda ma molto, molto incazzata.
Sono incazzata e mi difenderò fino all'ultimo perché vogliono farmi fuori. Vogliono portarmi via ciò che la mia famiglia mi ha lasciato, affinché, assieme a ciò che mi guadagno con il mio lavoro, potessi avere una vecchiaia serena senza dover dipendere da nessuno. Penso a me stessa, certo. Gli altri hanno smesso di pensare a me.
Ti pare impossibile che l'orrendo scenario che ti ho descritto possa realizzarsi? Cosa ti stanno ripetendo giorno e notte, tutti i giorni e a tutte le ore, caro amico? Che quel mondo che ti ho descritto e che abbiamo vissuto, che ci ha permesso di crescere ed arrivare fin qui dobbiamo scordarcelo perché NON POSSIAMO PIU' PERMETTERCELO. E, di grazia, ti stai chiedendo il PERCHE'? Perché le risorse mondiali sono limitate? Per quello basterebbe uno sviluppo più responsabile. Basterebbe quella cosa che si chiama progresso e che nasce dall'ingegno di persone molto creative in ogni epoca e che in poco più di cento anni ci hanno dato l'elettricità, la mobilità di persone e merci e la comunicazione. Progresso che serve da sempre a migliorare la vita delle persone e a renderla più facile. Basterebbe tendere a realizzare uno di quei mondi futuribili ideali che nessun romanzo di fantascienza ha più il coraggio di immaginare.
Il nostro benessere non possiamo più permettercelo perché ciò che abbiamo lo vuole qualcun'altro, e non sono certo coloro che non hanno nulla ma quelli che hanno già tutto. Vedi, in fondo, da borghese di merda, con queste parole sto pensando anche a te, sto cercando di avvertirti del pericolo, anche se non meriteresti affatto di essere salvato.
Non sono direttamente le élite che ti annunciano la fine del tuo diritto al benessere perché un domani conterà solo il loro, perché la scusa delle risorse limitate è un'occasione ghiotta per fare un po' di pulizia sociale e vincere la Lotta di Classe. Te lo fanno dire dai loro servi. Quelli che si sentono superiori perché non sono razzisti ma democratici, a favore delle minoranze, antifascisti, ammiratori dell'Europa e della serietà teutonica, progressisti, internazionalisti, contro tutte le diversità perché devoti all'OMOLOGAZIONE. Che si sentono importanti perché con il 99% possono masturbarsi sulle grandi cifre e non si accorgono che la loro maggioranza è destinata a diventare il soylet green.
Sono quelli che ogni mattina ringraziano non si sa chi per non essersi svegliati trasformati in scarafaggi piccoloborghesi.
Quando tutto iniziò, con i primi attacchi ai diritti sociali acquisiti e l'avvento della dittatura del mercato, avrebbero dovuto riconoscere subito il progetto reazionario e revanchista dell'élite. Certo avrebbero dovuto difendere il benessere generale, le conquiste ottenute fino a quel momento e la democrazia, distinguendo tra capitalismo accettabile e capitalismo disumano, alleandosi con quella borghesia di merda che però sa fare le rivoluzioni e che un minimo di riconoscenza se la meriterebbe.
Invece, pur di non rinnegare la lotta antiborghese di principio, hanno ascoltato le sirene della globalizzazione travestita da internazionalismo ed hanno scelto l'omologazione nel concime, il "semo tutti uguali" come materia organica anfibia, per potere essere ancora più merda della borghesia e in fondo distinguersi. Perché in fondo sono dei neoaristocratici pure loro.
Si sono alleati con il Capitale contro il resto del mondo e di fatto contro loro stessi. Perché credono di appartenere ad un corpo speciale e privilegiato per essersi guadagnati con il tradimento l'onore di poter dare il colpo di grazia all'odiata borghesia (rinnegando Marx, Lenin e gli altri che ho nominato) ma sono anche loro feccia destinata a soccombere. Li tengono per ultimi per compostarli meglio. Concimeranno con onore i giardini degli ingiusti di Elysium.
Credibile è qualcosa che può essere considerato vero, attendibile. Qualcosa su cui riporre fiducia, perché si è certi che risponde a verità. Il M5S è credibile. È credibile quando i suoi candidati sottoscrivono il vincolo di massimo due mandati, quando i suoi deputati in parlamento si dimezzano lo stipendio e restituiscono i soldi, quando nelle liste elettorali vengono iscritti solo incensurati, quando gli avvenimenti di palazzo vengono raccontati nelle piazze e documentati sul web, quando i disegni di legge vengono condivisi e votati dagli e con gli attivisti del MoVimento. E’ credibile perché composto da persone che della politica non fanno un mestiere, ma un servizio, accomunati non da un interesse, ma da una visione: abbattere le barriere costruite dalla nomenklatura, dalle lobby, dai sistemi di potere che privilegiano alcuni a scapito di moltissimi, e creare futuro. Già la parola sembra un azzardo di questi tempi, ma noi la pronunciamo con orgoglio perché crediamo che costituisca non solo un diritto, ma un dovere sia nei confronti di noi stessi che delle giovani generazioni. Quel futuro che la politica di questi anni, nazionale ed europea, con rapace strategia ci ha sottratto goccia a goccia, privandoci della possibilità di sognare, costruire, immaginare, scegliere. Ebbene, il M5S non intende cedere alla logica del più forte, anche perché ormai, mentre scriviamo, è chiaro che il gigante ha i piedi d’argilla. Lo vediamo sgretolarsi, sciogliersi come neve al sole, questo sistema che privilegia l’avere all’essere, la logica del profitto a quella del benessere dei popoli. Sappiamo che il tempo è finito, che chi resiste dovrà arrendersi: la massa critica composta da cittadini che rivendicano i loro diritti, la loro dignità, la rettitudine e l’integrità è ormai un’onda in piena. Stiamo riscrivendo la storia, e lo stiamo facendo in modo pacifico, democratico, sereno perché sappiamo che il cambiamento è in atto e nulla potrà fermarlo. Il nostro percorso non trova radici nelle ragioni di un mero avvicendamento politico, ma in una crescita delle coscienze individuali che scelgono nuovi modi per abitare questo pianeta, scelgono una esistenza sostenibile sia a livello ecologico che di comunità, dove nessuno possa essere calpestato e ignorato. Usciamo dalla logica del pesce grande che mangia il pesce piccolo, e procediamo alla rinascita della nostra Italia e dell’Europa dei popoli, partendo dal territorio, dalle piccole realtà come Città della Pieve. Grazie quindi a tutti i cittadini che abbiamo avuto modo di incontrare, con cui abbiamo discusso, che hanno partecipato alla costruzione di una nuova cittadinanza attiva, al rinnovato senso di Comunità. Il nostro impegno continua: osiamo concepire il nuovo e il nuovo si concretizzerà. Il tempo è giunto.
"La festa della Liberazione alla quale la nostra generazione dovrebbe ambire è La Liberazione dall'oppressione degli Interessi di multinazionali e Grandi Banche d'Affari. Le Istituzioni Europee fanno la voce grossa con i cittadini europei ma sono totalmente sottomesse a questi poteri, anzi sono il loro strumento. La Commissione Europea oggi in Italia rappresenta i nazisti di allora. Questa europa che ha creato solo disastri va combattuta nel nome della sana Europa che si è sviluppata dal 1945 fino alla metà degli anni '80. " Mario Volpi me-mmt
Oggi ho accompagnato il portavoce candidato sindaco del MoVimento 5 Stelle a presentare la certificazione delle firme e dei documenti necessari per la presentazione della Lista M5S Città della Pieve alle Elezioni Amministrative.
Del tutto "casuale", ma assolutamente appropriata, la data di oggi: 25 aprile, la Liberazione.
Liberazione, se ci riusciamo, dal giogo nel quale noi stessi soggiaciamo per incapacità di reazione, per cecità, per paura.
Al di là della connotazione politica,
VORREI Che l'energia di LIBERAZIONE da quello che è comprimente per ognuno di noi come Essere Umano, possa oggi iniziare ad essere espressa.
VORREI che la bellezza e la creatività individuale possano manifestarsi ed arricchire una Comunità solidale.
VORREI che la gioia e la dignità siano il terreno su cui gni nuovo nato possa poggiare i suoi piccoli piedi.
VORREI che questo 25 aprile possa essere la vigilia di una lenta, inarrestabile erosione delle catene che costringono la nostra anima.
Ad ogni livello, in ogni ambito, oggi, per costruire l'Uomo Nuovo.
Utopia? No, realtà dal 1997. Dove? Ad Eigg, isola della Scozia, dove, dopo sei mesi di permanenza, chiunque ha diritto di entrare nel comitato dei residenti e partecipare alle scelte per la gestione comune del territorio.
A me interessa la notizia per quel che veicola: speranza, freschezza, nuova visione. E la certezza che si può fare, che possiamo creare mondi diversi, puliti, vivi, evoluti.
Sto parlando di medicina allopatica e medicina alternativa conviventi felici di un'unica struttura ospedaliera che associa entrambe e offre quindi ai pazienti la scelta su un duplice percorso: tradizionale e bionaturale accedendo ai servizi attraverso una semplice prenotazione Cup.
E' mia intenzione, appena recupero una giornata libera, fare una bella gita a Pitigliano (da Città della Pieve, dove abito, non è lontano) e verificare di persona.
Intanto vi allego di seguito l'articolo e mi auguro che la notizia rallegri qualche cuore disilluso dal Sistema Sanitario Nazionale e dalla sua elite!
Prende il via con uno stanziamento di 100mila euro varato dalla Regione Toscana, il progetto per la realizzazione del primo ospedale di medicina integrata, per il quale è stato scelto il Petruccioli di Pitigliano (Grosseto). A Siena, l'Università apre il primo Master europeo di medicina integrata. Quella che inizia oggi è la prima esperienza a livello mondiale dichiara Fabio Roggiolani (Verdi), presidente della commissione Sanità del Consiglio regionale;. Finisce una guerra tra la medicina classica e le medicine complementari, che ha causato vittime solo tra i pazienti. Fitoterapia, agopuntura e medicina tradizionale cinese, omeopatia saranno accanto alla medicina classica, a poco più di un anno dall'approvazione della legge regionale (9/2007) che riconosce queste pratiche mediche. L'ospedale Petruccioli sarà gradualmente trasformato con l'inserimento di assistenti ospedalieri esperti nelle medicine complementari.
L'offerta sanitaria integrata sarà di libera scelta per i cittadini che vorranno avvalersene, sia in corsia che nei servizi ambulatoriali. Sarà realizzata anche una biblioteca-Internet per raccogliere le evidenze scientifiche di efficacia terapeutica delle medicine complementari e delle discipline bionaturali. Questa alleanza terapeutica spiega Roggiolani è frutto di tre anni di impegno. Un patto virtuoso tra politica, strutture sanitarie e società civile, al quale Pitigliano ha risposto perfettamente. Con l'inizio del nuovo anno, uno staff di medici qualificati formerà una équipe complessa che sarà in grado di assicurare una straordinaria offerta di salute ed efficaci soluzioni a tante patologie. Non si toglie nessuna cura, semmai si aggiungono possibilità terapeutiche. I primi 100 mila euro saranno seguiti da altri finanziamenti, ma sono certo che la struttura risulterà attrattiva per pazienti di tutta Italia e quindi presto diventerà una risorsa. La nascita del primo ospedale di medicina integrata; prosegue Roggiolani porterà anche una rete sul territorio, con l'utilizzo dei centri termali di Sorano e Saturnia, e con l'avvio del primo Master di medicina integrata all'Università di Siena.
Il presidente della commissione Sanità ha illustrato progetto e master in una conferenza stampa che si è tenuta oggi a Palazzo Panciatichi, insieme con Valerio Del Ministro, responsabile del settore Assistenza Sanitaria della Regione Toscana; Simonetta Bernardini, responsabile del progetto Sanità dell'Ospedale di Pitigliano; Luciano Fonzi, Prorettore della formazione post-laurea della Facoltà di Medicina nell'Università di Siena. Tenere separate medicina classica e medicine complementari è stato un errore del Novecento, sostiene Simonetta Bernardini. Il master di Siena avrà durata biennale (da gennaio 2009) ed è rivolto alla formazione teorico-pratica dei laureati in medicina, farmacia, veterinaria e odontoiatria. I medici che vi parteciperanno potranno far pratica clinica all'ospedale di Pitigliano. La Toscana ha saputo unire Università e ospedale per ricondurre omeopatia, fitoterapia, agopuntura nel posto che devono occupare nella medicina, hanno convenuto gli intervenuti. Per le medicine complementari è un ritorno a casa.
Tema appassionante segnalatomi da una blogger amica e collega. Credo sia arrivato il momento di interrogarci su questi temi che scuotono nelle fondamenta il criterio fondante dell'assetto della nostra società e inevitabilmente travolgono i nostri sistemi di credenze e le nostre certezze ponendoci di fronte una serie di domande importanti. Le due principali, mi sembra, potrebbero essere queste:
cosa veramente voglio? sarei in grado di sostenere la libertà?
Propongo quindi alla riflessione di tutti questo video e l'articolo dell'avvocato Paolo Franceschetti sul tema.
Premetto che concordo con la tesi finale di Franceschetti (che ho posto in grassetto), secondo la quale la vera libertà è all'interno di ognuno di noi; è lì che va conquistata e salvaguardata e non sempre basta una vita. Rimane tuttavia aperta la questione sociale, che, seppur su un piano diverso, apre interessanti ipotesi di modelli aggregativi diversi a quello attuale.
Per arricchire lo scenario ho inserito alla fine dell'articolo una piccola provocazione: si tratta di un brevissimo video di Silvano Agosti, relativo al suo concetto di schiavitù. Meditiamoci...
Paolo Franceschetti
1. Premessa. 2. In cosa consiste il diritto di sovranità individuale. 3. La differenza tra sistemi di civil law e di common law. 4. Il concetto di diritto e norma di legge. Il diritto come imposizione di forza. 5. Il concetto di diritto. Il diritto come sistema di regole per l’annientamento dell’individuo. 6. Il diritto di sovranità nella nostra legislazione. 7. Conclusioni.
1. Premessa.
Da qualche tempo non passa giorno che qualcuno non mi domandi via mail o per telefono, o su facebook, o alle conferenze, qualcosa sul diritto di sovranità individuale, diffuso sul web da un personaggio che si chiama Santos Bonacci, e successivamente ripreso da altri siti, tra cui “Tempo di cambiare” di Italo Cillo.
Scrivo quindi questo articolo, per dare una risposta cumulativa a tutti anticipando le conclusioni: questa questione vale per il diritto anglosassone (forse, e non ne ho la certezza). Ma certamente non vale per il nostro diritto e per i sistemi di civil law in generale. Vediamo nel dettaglio perché.
2. In cosa consiste il diritto di sovranità individuale.
Partiamo dal concetto di sovranità individuale.
Secondo Santos Bonacci e diverse persone che sono andate dietro a questa bufala, il cittadino italiano potrebbe rivendicare il proprio diritto di sovranità individuale rispetto allo Stato, dichiararsi quindi uomo libero, non soggetto al diritto dello Stato.
Secondo questa teoria, per fare questo basterebbe indirizzare una raccomandata al Prefetto e al Ministero dell’Interno, scritta con inchiostro rosso (sic!), firmata con impronta digitale (sic!) e con tre testimoni.
Sempre secondo i sostenitori di questa tesi, il diritto di rivendicare la propria sovranità nasce da un’attenta analisi delle leggi esistenti; analizzando tali leggi infatti si capisce che l’Italia è una società privata, registrata come corporazione dal 1933. Il nostro Ministero delle Finanze invierebbe a questo registro, che sarebbe di proprietà del Vaticano (sic!), un report periodico.
Il sistema in cui viviamo sarebbe basato sul silenzio-assenso; se non rispondi all’avvertimento che ti viene dato è come se accettassi l’imposizione che lo Stato ti fa.
Le norme traggono valore dal principio di non essere state mai contestate. Sono riconosciute valide perché nessuno le ha mai contestate.
Quindi se io contesto la validità delle norme statali, queste non sono valide.
A riprova di ciò, le persone portano dei video in cui un cittadino americano ha messo in difficoltà un giudice dichiarando di non riconoscere la sovranità dello Stato.
Cosa sia questo registro delle corporazioni non l’ho mai capito, perché le persone a cui mi sono rivolto mi hanno solo dato una serie di link incomprensibili, ma non un solo riferimento normativo.
Le mie conoscenze giuridiche mi permettono però di pronunciarmi sulla questione della contestazione delle leggi e sul principio del silenzio-assenso.
3. La differenza tra sistemi di civili law e di common law.
Intanto una prima cosa da dire è che tra i sistemi di common law, come quelli cui si riferisce Santos Bonacci, e i nostri corre una certa differenza.
I sistemi di civil law hanno una rigida scala gerarchica di leggi che hanno valore differente; prima di tutto vengono le leggi dell’UE, poi quelle costituzionali, poi le leggi ordinarie, ecc. In linea di massima non sono valide le leggi precedenti alla Costituzione, salvo eccezioni e salvo che non siano state confermate esplicitamente. Le leggi, poi, da noi disciplinano esplicitamente quasi tutto quello che il cittadino può fare o non fare.
In teoria (in teoria, la pratica è un po’ differente) i giudici applicano solo la legge.
I sistemi di common law invece sono basati su un serie di leggi che regolano i principi base, mentre poi l’applicazione della legge è lasciata al giudice.
Il giudice cioè crea la legge.
Quindi ammesso e non concesso che nei sistemi anglosassoni i principi giuridici fatti propri da questa teoria siano validi, essi non lo sono altrettanto per il nostro ordinamento.
Se in America o in Inghilterra una sentenza emanata da un giudice che dichiarasse valida la sovranità individuale sarebbe – in teoria – una vera e propria regola giuridica, da noi la stessa cosa sarebbe impossibile perché il giudice dovrebbe indicare esattamente quale norma ha applicato (quindi, in sostanza, o si trova una norma giuridica che affermi valido il diritto di sovranità oppure non è possibile fare un’affermazione del genere); e anche se poi un giudice dichiarasse valida la sovranità individuale, non è detto che ciò venga poi fatto da altri giudici.
4. Il concetto di diritto e di norma di legge. Il diritto come imposizione di forza.
Occorre a questo punto spiegare cosa è la legge, come nasce, e in cosa consiste.
La legge è, né più né meno, un atto di forza imposta dai vincitori a un popolo sottomesso.
In Italia la nostra Costituzione risale al 1947, e fu creata ad hoc dopo la fine della seconda guerra mondiale dai nostri politici, sotto il controllo degli USA che ne hanno gestito la formazione dopo l’occupazione.
Prima di allora le leggi erano state imposte da Mussolini agli italiani; il fascismo era una dittatura e quindi le leggi non erano certo scelte dal cittadino a proprio favore, ma erano imposte di forza dallo Stato anche a chi non voleva piegarsi ad esse.
Del resto Mussolini aveva semplicemente operato sul sistema preesistente: la Costituzione Albertina del 1848, dal 1861 fu imposta a forza ai territori strappati allo Stato Pontificio e ai Borbone, contro la volontà di costoro, e contro addirittura la volontà degli abitanti del meridione, la maggior parte dei quali contrari all’Unità d’Italia.
D’altronde in precedenza in quei territori c’erano stati, oltre alla Chiesa cattolica, i Romani, e prima dei Romani gli Etruschi. E ciascuno aveva sempre strappato all’altro il proprio territorio imponendo le proprie leggi con la forza.
Gli USA, per volgere lo sguardo oltreoceano, sono nati perché gli europei hanno colonizzato quei territori, occupando con la forza i territori abitati dai nativi americani: Apache, Seminole, Nez Piercé, Sioux, ecc., vivevano a milioni in quei territori, da millenni. Ma un bel giorno siamo arrivati noi europei, li abbiamo cacciati ed abbiamo imposto le nostre democratiche leggi. In alcuni casi tali leggi sono state imposte a popolazioni, come i Nez Piercé, che non conoscevano proprio il concetto di “conflitto” e “guerra” e che hanno accettato supinamente la cosa senza azzardare nessuna reazione.
Poi gli USA ogni tanto decidono di andare altrove (ad esempio nelle isole Hawaii) e, sterminando chi vi si oppone, decidono che quello è uno stato americano.
Poi decidono di esportare la democrazia in Iraq, vanno in Iraq, fanno milioni di morti, e instaurano un governo democratico (la stessa cosa che hanno fatto in Italia nel ’47, più o meno).
Il diritto è quindi un’imposizione, un atto di forza. E chi si ribella alle regole viene messo in galera, distrutto economicamente, e piegato con tutti i mezzi.
Sei contrario alle trasfusioni perché sei Testimone di Geova? Lo Stato te lo impone.
Ritieni che la Chiesa cattolica sia un’istituzione che ha infangato e lordato il nome di Cristo, appropriandosi illecitamente del suo messaggio e trasformandolo in un messaggio di violenza e sopraffazione? Non importa, devi tollerare il crocifisso e l’ora di religione.
Sei favorevole all’eutanasia? Pazienza. E’ proibita.
Ritieni Equitalia un abuso? Non importa, ti pignorano lo stesso la casa.
Ritieni assurdo che chi è condannato a otto anni per associazione mafiosa possa sedere in parlamento? Non importa. La legge lo permette e tu ti becchi un parlamentare condannato per mafia che decide per te cosa è giusto e cosa non lo è.
Vorresti avere due mogli (se uomo) o due mariti (se donna)? E’ vietato. Nella legislazione matrimoniale, poi, il massimo del ridicolo lo raggiungono alcune leggi americane (ad esempio in Texas) in cui sono proibiti i rapporti sessuali diversi dal normale coito vaginale.
Il concetto di diritto credo che però meglio di ogni altro sia esemplificato da un’intervista ad un parlamentare, poco tempo fa, al quale un giornalista chiese “scusi, ma se siamo in tempo di crisi, come mai l’anno scorso i partiti hanno preso per rimborsi elettorali una somma 14 volte superiore all’anno precedente?” e il parlamentare (ricordiamolo, il parlamentare è quello che le leggi le fa e le vota) risponde senza avvedersi della contraddizione: “Ah non dipende da me, io ho solo rispettato la legge”.
E così via.
Ora, essendo il diritto un atto di forza imposto dall’alto anche contro la volontà della maggioranza dei cittadini, è logico che non ha alcun valore rivendicare il proprio diritto di sovranità.
A maggior ragione, poi, se si parte dal presupposto che il diritto è un arbitrio, un abuso del più forte su chi non ha i mezzi per ribellarsi, è inutile e anche contraddittorio rivolgersi per la tutela dei propri diritti agli organi di quello Stato che io non riconosco.
Equivale a rivolgersi a Totò Riina per cercare di fargli capire che è ingiusto che lui squagli la gente nell’acido, e per tentare di fargli capire che non può ammazzare la mia famiglia sol perché non gli pago il pizzo.
Le norme cioè sono valide perché lo Stato le fa rispettare con la forza. Non sono valide, invece, come la teoria di Bonacci vorrebbe, perché nessuno le contesta. Sono valide perché se non le rispetti lo Stato le fa rispettare coattivamente con la forza pubblica.
Quindi mandare una dichiarazione – come vorrebbero i sostenitori della teoria della sovranità – agli organi dello Stato con cui si dichiara di non riconoscere la sovranità statale, non serve a nulla. Mandarla poi seguendo i consigli che vengono dati da chi si occupa di questa teoria, cioè firmandole con l’impronta digitale e scrivendo con inchiostro rosso, ecc., equivale a farsi ridere dietro e tutt’al più a gettare i presupposti per un TSO.
5. Il concetto di diritto. Il diritto come insieme di regole per l’annientamento dell’individuo.
Va da sé che se lo Stato impone il diritto con la forza, non lo fa per il benessere dei cittadini. Quando gli europei sono andati in America (sia nell’America del nord che del sud) non hanno certo imposto le loro leggi per il benessere della popolazione locale.
Quando invadiamo la Libia (affermando che andiamo a liberarla) e imponiamo le nostre regole su quei territori, non lo facciamo di certo perché vogliamo il bene del popolo libico.
La verità invece è che il diritto persegue fini completamente opposti e serve ad ingabbiare il cittadino in una serie di regole per impedirne il libero sviluppo e il libero arbitrio. Solo a titolo di esempio:
-Il diritto di proprietà privata è quasi inesistente; la verità è che il proprietario del terreno per costruirvi deve pagare; lo Stato può espropriarglielo quando vuole senza pagargliene il valore; per fare una minima modifica alla costruzione occorre chiedere autorizzazioni e pagare per averle, ecc. Se io ho una casa, non ho neanche il diritto di farne quello che voglio, perché anche solo per traformarla da abitazione in studio devo chiedere l’autorizzazione.
-Il Ministero della Sanità decide quali cure sono ammesse negli ospedali e quali no, al fine di disincentivare cure alternative efficaci e incentivare cure ufficiali inefficaci dannose e costose (come la chemioterapia, a fronte di tutti gli studi – Di Bella, Simoncini e altri – che hanno dimostrato l’inefficacia di queste cure e l’efficace di altre cure meno costose) che propongono metodi diversi.
-Le tasse sulla casa e sui terreni costituiscono una specie di gabbia in cui il cittadino è imprigionato costringendolo a lavorare come un mulo per pagare servizi di cui potrebbe anche fare a meno. Nonostante infatti siano da decenni state scoperte energie pulite e a costo zero, materiali riciclabili per i principali prodotti di uso quotidiano, e prodotti che possono ridurre a zero la necessità di riscaldamento (ad esempio alcune case di legno non hanno bisogno di riscaldamento anche in zone molto fredde), siamo costretti tutti ogni mese a pagare spazzatura, luce, gas, acqua, e interi stipendi familiari sono destinati solo a pagare bollette inutili, che non servirebbero a nulla se si diffondesse la tecnologia di Tesla e altri sistemi.
-Le tasse in generale non servono a pagare i servizi che lo Stato fornisce, ma servono a depredare il cittadino per non permettergli di vivere tranquillo. Basti pensare che con il costo di un F22 per la difesa aerea ci si potrebbe sanare il bilancio della giustizia, e con pochi F35 (dieci o quindici a seconda dei calcoli) si potrebbe fornire la sanità di tutti gli strumenti indispensabili per curare tutti gratuitamente. In altre parole, i politici non hanno bisogno dei nostri soldi per fornire i servizi statali; hanno bisogno di depredarci per far sì che la gente non evolva spiritualmente.
-I tribunali sono congegnati in modo che raramente chi ha un credito, piccolo o elevato che sia, possa conseguirlo per via giudiziale ed essere tutelato da frodi e abusi; basti pensare che il creditore per pignorare i beni del debitore e venderli può arrivare ad impiegare decenni, spendendo nel frattempo un mucchio di soldi per mantenere in piedi la procedura.
- Il peggio del peggio in termini di libertà però lo danno le recenti leggi tributarie in materia di spesometro, redditometro, e anagrafe tributaria. Un sistema che in teoria controllerà tutte le spese dei cittadini per “normalizzare” ogni individuo: vuoi mangiare solo le mele del tuo campo per risparmiare soldi e comprarti tanti cd musicali che adori? Non puoi... non rientri nei parametri. Sei un tedesco che lavora in Italia e hai preso la cittadinanza italiana e sei abituato a bere 10 birre al giorno? Cazzi tuoi, non te lo puoi permettere, altrimenti potrebbe scattare l’accertamento.
Si potrebbe proseguire all’infinito con altri esempi, ma la verità è che le leggi esistenti servono solo ad ingabbiare il cittadino in una rete di regole quasi del tutto inutili, che servono a fargli perdere tempo al fine di distoglierlo dall’impiegare lo stesso tempo nell’evoluzione di se stesso.
6. Il diritto di sovranità nella nostra legislazione.
Venendo al principio di sovranità nella nostra legislazione, ci si deve domandare se non ci siano altre strade per riconoscere la propria sovranità e se questa teoria sia completamente campata in aria o meno.
In teoria l’idea della sovranità individuale è giusta. Lo Stato non avrebbe il potere di decidere della vita altrui, salvo che questo potere non serva veramente a proteggere il cittadino, e salvo che questo potere sia davvero un’espressione della volontà della maggioranza.
Questo concetto di fondo è espresso nella Costituzione, dove all’articolo 1 è detto che la sovranità appartiene al popolo; molto importante è la frase successiva, questa: “il popolo la esercita nelle forme previste dalla Costituzione”.
In altre parole, la norma è come se dicesse che è illegittima qualsiasi legge che non permetta l’esercizio della sovranità da parte del cittadino.
Ora, occorre considerare che il popolo non ha più il diritto di scegliersi i propri rappresentanti grazie ad una legge elettorale che è una porcata anche nel nome (il cosiddetto Porcellum), ed è stata definita tale addirittura da chi l’ha preparata e le ha dato il nome (Calderoli); quindi i rappresentanti che siedono in parlamento non sono voluti dal popolo; occorre altresì considerare poi che molte leggi sono state delegate all’UE, e soprattutto che il sistema della moneta è un sistema illegittimo ove non è il cittadino ad essere proprietario della moneta, ma lo è un ente privato come la BCE.
Tenendo presente tutte queste considerazioni, ne deriva a maggior ragione l’illegittimità della sovranità statale attuale, e il diritto del cittadino di svincolarsi da questo sistema.
Il problema però è che il cittadino non può svincolarsi nella pratica da questo sistema, perché lo Stato dispone di uno strumento che le singole persone non hanno: l’uso della forza.
Le teorie di Bonacci e dei seguaci della sovranità hanno ragione su un punto, cioè che il diritto di basa sul consenso e sulla non contestazione. Ma il nodo della questione è che non basta la contestazione da parte di uno o di mille individui che rivendicano la propria sovranità per distaccarsi dallo Stato; in teoria sarebbe necessario che il consenso venisse negato, e che quindi non riconoscessero la sovranità statale tutti quegli organi che in teoria sono deputati a far rispettare le leggi statali. In altre parole, se d’un tratto polizia, carabinieri, esercito, tribunali, cessassero di riconoscere come valide le leggi statali, allora sì, d’un colpo lo Stato perderebbe il suo potere e ciascun individuo sarebbe sovrano a se stesso.
La nazione precipiterebbe però nell’anarchia, generando altri tipi di problemi e la necessità di altre soluzioni.
7. Conclusioni.
A mio parere i gruppi che si occupano di sovranità individuale hanno l’importante funzione di stimolare una riflessione e un dibattito. A me personalmente hanno fatto riflettere molto e fare importanti passi avanti di consapevolezza.
Avendo avuto modo di parlare con alcuni di loro, peraltro, mi sono fatto l’idea che il dibattito è interessante, ma il rischio è quello di perdersi a studiare codici, cavilli, leggi presenti, leggi passate, ecc., e far perdere del tempo alle persone per distorglierle da attività più proficue per se stessi ma pericolose per il sistema: la crescita individuale.
La vera libertà è dentro di noi, e non ci può essere sistema giuridico che può togliere la libertà a una persona libera dentro. In questo senso, le storie di Gesù Cristo, di Osho, di Paramahansa Yogananda, di Gandhi, possono insegnare molto, ma anche la storia del Dalai Lama, che ha perso una terra e il suo regno, il Tibet, ma ha portato la libertà a milioni di individui con la diffusione del buddhismo all’esterno della sua terra.
Il Dalai Lama è l’esempio più importante al mondo, in questo senso, di un soggetto che ha la sovranità individuale; era infatti un ex sovrano spodestato dal governo cinese, che ha perso il regno. Ma in compenso non ha perso mai la sua sovranità individuale, aiutando milioni di persone a trovare la propria.