domenica 30 marzo 2014

sovranita' individuale: sono libero o schiavo?




Tema appassionante segnalatomi da una blogger amica e collega. Credo sia arrivato il momento di interrogarci su questi temi che scuotono nelle fondamenta il criterio fondante dell'assetto della nostra società e inevitabilmente travolgono i nostri sistemi di credenze e le nostre certezze ponendoci di fronte una serie di domande importanti. Le due principali, mi sembra, potrebbero essere queste:

cosa veramente voglio? sarei in grado di sostenere la libertà?  


Propongo quindi alla riflessione di tutti questo video e l'articolo dell'avvocato Paolo Franceschetti sul tema.
Premetto che concordo con la tesi finale di Franceschetti (che ho posto in grassetto), secondo la quale la vera libertà è all'interno di ognuno di noi; è lì che va conquistata e salvaguardata e non sempre basta una vita. Rimane tuttavia aperta la questione sociale, che, seppur su un piano diverso, apre interessanti ipotesi di modelli aggregativi diversi a quello attuale.
Per arricchire lo scenario ho inserito alla fine dell'articolo una piccola provocazione: si tratta di un brevissimo video di Silvano Agosti, relativo al suo concetto di schiavitù. Meditiamoci...
  

Paolo Franceschetti

1. Premessa. 2. In cosa consiste il diritto di sovranità individuale. 3. La differenza tra sistemi di civil law e di common law. 4. Il concetto di diritto e norma di legge. Il diritto come imposizione di forza. 5. Il concetto di diritto. Il diritto come sistema di regole per l’annientamento dell’individuo. 6. Il diritto di sovranità nella nostra legislazione. 7. Conclusioni. 

1. Premessa.

Da qualche tempo non passa giorno che qualcuno non mi domandi via mail o per telefono, o su facebook, o alle conferenze, qualcosa sul diritto di sovranità individuale, diffuso sul web da un personaggio che si chiama Santos Bonacci, e successivamente ripreso da altri siti, tra cui “Tempo di cambiare” di Italo Cillo.

Scrivo quindi questo articolo, per dare una risposta cumulativa a tutti anticipando le conclusioni: questa questione vale per il diritto anglosassone (forse, e non ne ho la certezza). Ma certamente non vale per il nostro diritto e per i sistemi di civil law in generale. Vediamo nel dettaglio perché.

2. In cosa consiste il diritto di sovranità individuale.

Partiamo dal concetto di sovranità individuale.
Secondo Santos Bonacci e diverse persone che sono andate dietro a questa bufala, il cittadino italiano potrebbe rivendicare il proprio diritto di sovranità individuale rispetto allo Stato, dichiararsi quindi uomo libero, non soggetto al diritto dello Stato.
Secondo questa teoria, per fare questo basterebbe indirizzare una raccomandata al Prefetto e al Ministero dell’Interno, scritta con inchiostro rosso (sic!), firmata con impronta digitale (sic!) e con tre testimoni.
Sempre secondo i sostenitori di questa tesi, il diritto di rivendicare la propria sovranità nasce da un’attenta analisi delle leggi esistenti; analizzando tali leggi infatti si capisce che l’Italia è una società privata, registrata come corporazione dal 1933. Il nostro Ministero delle Finanze invierebbe a questo registro, che sarebbe di proprietà del Vaticano (sic!), un report periodico. 
Il sistema in cui viviamo sarebbe basato sul silenzio-assenso; se non rispondi all’avvertimento che ti viene dato è come se accettassi l’imposizione che lo Stato ti fa.
Le norme traggono valore dal principio di non essere state mai contestate. Sono riconosciute valide perché nessuno le ha mai contestate.
Quindi se io contesto la validità delle norme statali, queste non sono valide.
A riprova di ciò, le persone portano dei video in cui un cittadino americano ha messo in difficoltà un giudice dichiarando di non riconoscere la sovranità dello Stato.
Cosa sia questo registro delle corporazioni non l’ho mai capito, perché le persone a cui mi sono rivolto mi hanno solo dato una serie di link incomprensibili, ma non un solo riferimento normativo.
Le mie conoscenze giuridiche mi permettono però di pronunciarmi sulla questione della contestazione delle leggi e sul principio del silenzio-assenso.

3. La differenza tra sistemi di civili law e di common law.

Intanto una prima cosa da dire è che tra i sistemi di common law, come quelli cui si riferisce Santos Bonacci, e i nostri corre una certa differenza.
I sistemi di civil law hanno una rigida scala gerarchica di leggi che hanno valore differente; prima di tutto vengono le leggi dell’UE, poi quelle costituzionali, poi le leggi ordinarie, ecc. In linea di massima non sono valide le leggi precedenti alla Costituzione, salvo eccezioni e salvo che non siano state confermate esplicitamente. Le leggi, poi, da noi disciplinano esplicitamente quasi tutto quello che il cittadino può fare o non fare.
In teoria (in teoria, la pratica è un po’ differente) i giudici applicano solo la legge.

I sistemi di common law invece sono basati su un serie di leggi che regolano i principi base, mentre poi l’applicazione della legge è lasciata al giudice.
Il giudice cioè crea la legge.
Quindi ammesso e non concesso che nei sistemi anglosassoni i principi giuridici fatti propri da questa teoria siano validi, essi non lo sono altrettanto per il nostro ordinamento.
Se in America o in Inghilterra una sentenza emanata da un giudice che dichiarasse valida la sovranità individuale sarebbe – in teoria – una vera e propria regola giuridica, da noi la stessa cosa sarebbe impossibile perché il giudice dovrebbe indicare esattamente quale norma ha applicato (quindi, in sostanza, o si trova una norma giuridica che affermi valido il diritto di sovranità oppure non è possibile fare un’affermazione del genere); e anche se poi un giudice dichiarasse valida la sovranità individuale, non è detto che ciò venga poi fatto da altri giudici.

4. Il concetto di diritto e di norma di legge. Il diritto come imposizione di forza.

Occorre a questo punto spiegare cosa è la legge, come nasce, e in cosa consiste.
La legge è, né più né meno, un atto di forza imposta dai vincitori a un popolo sottomesso.
In Italia la nostra Costituzione risale al 1947, e fu creata ad hoc dopo la fine della seconda guerra mondiale dai nostri politici, sotto il controllo degli USA che ne hanno gestito la formazione dopo l’occupazione.
Prima di allora le leggi erano state imposte da Mussolini agli italiani; il fascismo era una dittatura e quindi le leggi non erano certo scelte dal cittadino a proprio favore, ma erano imposte di forza dallo Stato anche a chi non voleva piegarsi ad esse.
Del resto Mussolini aveva semplicemente operato sul sistema preesistente: la Costituzione Albertina del 1848, dal 1861 fu imposta a forza ai territori strappati allo Stato Pontificio e ai Borbone, contro la volontà di costoro, e contro addirittura la volontà degli abitanti del meridione, la maggior parte dei quali contrari all’Unità d’Italia.
D’altronde in precedenza in quei territori c’erano stati, oltre alla Chiesa cattolica, i Romani, e prima dei Romani gli Etruschi. E ciascuno aveva sempre strappato all’altro il proprio territorio imponendo le proprie leggi con la forza.

Gli USA, per volgere lo sguardo oltreoceano, sono nati perché gli europei hanno colonizzato quei territori, occupando con la forza i territori abitati dai nativi americani: Apache, Seminole, Nez Piercé, Sioux, ecc., vivevano a milioni in quei territori, da millenni. Ma un bel giorno siamo arrivati noi europei, li abbiamo cacciati ed abbiamo imposto le nostre democratiche leggi. In alcuni casi tali leggi sono state imposte a popolazioni, come i Nez Piercé, che non conoscevano proprio il concetto di “conflitto” e “guerra” e che hanno accettato supinamente la cosa senza azzardare nessuna reazione.

Poi gli USA ogni tanto decidono di andare altrove (ad esempio nelle isole Hawaii) e, sterminando chi vi si oppone, decidono che quello è uno stato americano.

Poi decidono di esportare la democrazia in Iraq, vanno in Iraq, fanno milioni di morti, e instaurano un governo democratico (la stessa cosa che hanno fatto in Italia nel ’47, più o meno).

Il diritto è quindi un’imposizione, un atto di forza. E chi si ribella alle regole viene messo in galera, distrutto economicamente, e piegato con tutti i mezzi.
Sei contrario alle trasfusioni perché sei Testimone di Geova? Lo Stato te lo impone.
Ritieni che la Chiesa cattolica sia un’istituzione che ha infangato e lordato il nome di Cristo, appropriandosi illecitamente del suo messaggio e trasformandolo in un messaggio di violenza e sopraffazione? Non importa, devi tollerare il crocifisso e l’ora di religione.
Sei favorevole all’eutanasia? Pazienza. E’ proibita.
Ritieni Equitalia un abuso? Non importa, ti pignorano lo stesso la casa.
Ritieni assurdo che chi è condannato a otto anni per associazione mafiosa possa sedere in parlamento? Non importa. La legge lo permette e tu ti becchi un parlamentare condannato per mafia che decide per te cosa è giusto e cosa non lo è.
Vorresti avere due mogli (se uomo) o due mariti (se donna)? E’ vietato. Nella legislazione matrimoniale, poi, il massimo del ridicolo lo raggiungono alcune leggi americane (ad esempio in Texas) in cui sono proibiti i rapporti sessuali diversi dal normale coito vaginale. 
Il concetto di diritto credo che però meglio di ogni altro sia esemplificato da un’intervista ad un parlamentare, poco tempo fa, al quale un giornalista chiese “scusi, ma se siamo in tempo di crisi, come mai l’anno scorso i partiti hanno preso per rimborsi elettorali una somma 14 volte superiore all’anno precedente?” e il parlamentare (ricordiamolo, il parlamentare è quello che le leggi le fa e le vota) risponde senza avvedersi della contraddizione: “Ah non dipende da me, io ho solo rispettato la legge”.
E così via.

Ora, essendo il diritto un atto di forza imposto dall’alto anche contro la volontà della maggioranza dei cittadini, è logico che non ha alcun valore rivendicare il proprio diritto di sovranità.

A maggior ragione, poi, se si parte dal presupposto che il diritto è un arbitrio, un abuso del più forte su chi non ha i mezzi per ribellarsi, è inutile e anche contraddittorio rivolgersi per la tutela dei propri diritti agli organi di quello Stato che io non riconosco.

Equivale a rivolgersi a Totò Riina per cercare di fargli capire che è ingiusto che lui squagli la gente nell’acido, e per tentare di fargli capire che non può ammazzare la mia famiglia sol perché non gli pago il pizzo.

Le norme cioè sono valide perché lo Stato le fa rispettare con la forza. Non sono valide, invece, come la teoria di Bonacci vorrebbe, perché nessuno le contesta. Sono valide perché se non le rispetti lo Stato le fa rispettare coattivamente con la forza pubblica.
Quindi mandare una dichiarazione – come vorrebbero i sostenitori della teoria della sovranità – agli organi dello Stato con cui si dichiara di non riconoscere la sovranità statale, non serve a nulla. Mandarla poi seguendo i consigli che vengono dati da chi si occupa di questa teoria, cioè firmandole con l’impronta digitale e scrivendo con inchiostro rosso, ecc., equivale a farsi ridere dietro e tutt’al più a gettare i presupposti per un TSO.

5. Il concetto di diritto. Il diritto come insieme di regole per l’annientamento dell’individuo.

Va da sé che se lo Stato impone il diritto con la forza, non lo fa per il benessere dei cittadini. Quando gli europei sono andati in America (sia nell’America del nord che del sud) non hanno certo imposto le loro leggi per il benessere della popolazione locale.
Quando invadiamo la Libia (affermando che andiamo a liberarla) e imponiamo le nostre regole su quei territori, non lo facciamo di certo perché vogliamo il bene del popolo libico.

La verità invece è che il diritto persegue fini completamente opposti e serve ad ingabbiare il cittadino in una serie di regole per impedirne il libero sviluppo e il libero arbitrio. Solo a titolo di esempio:

-          Il diritto di proprietà privata è quasi inesistente; la verità è che il proprietario del terreno per costruirvi deve pagare; lo Stato può espropriarglielo quando vuole senza pagargliene il valore; per fare una minima modifica alla costruzione occorre chiedere autorizzazioni e pagare per averle, ecc. Se io ho una casa, non ho neanche il diritto di farne quello che voglio, perché anche solo per traformarla da abitazione in studio devo chiedere l’autorizzazione.
-          Il Ministero della Sanità decide quali cure sono ammesse negli ospedali e quali no, al fine di disincentivare cure alternative efficaci e incentivare cure ufficiali inefficaci dannose e costose (come la chemioterapia, a fronte di tutti gli studi – Di Bella, Simoncini e altri – che hanno dimostrato l’inefficacia di queste cure e l’efficace di altre cure meno costose) che propongono metodi diversi.
-          Le tasse sulla casa e sui terreni costituiscono una specie di gabbia in cui il cittadino è imprigionato costringendolo a lavorare come un mulo per pagare servizi di cui potrebbe anche fare a meno. Nonostante infatti siano da decenni state scoperte energie pulite e a costo zero, materiali riciclabili per i principali prodotti di uso quotidiano, e prodotti che possono ridurre a zero la necessità di riscaldamento (ad esempio alcune case di legno non hanno bisogno di riscaldamento anche in zone molto fredde), siamo costretti tutti ogni mese a pagare spazzatura, luce, gas, acqua, e interi stipendi familiari sono destinati solo a pagare bollette inutili, che non servirebbero a nulla se si diffondesse la tecnologia di Tesla e altri sistemi.
-          Le tasse in generale non servono a pagare i servizi che lo Stato fornisce, ma servono a depredare il cittadino per non permettergli di vivere tranquillo. Basti pensare che con il costo di un F22 per la difesa aerea ci si potrebbe sanare il bilancio della giustizia, e con pochi F35 (dieci o quindici a seconda dei calcoli) si potrebbe fornire la sanità di tutti gli strumenti indispensabili per curare tutti gratuitamente. In altre parole, i politici non hanno bisogno dei nostri soldi per fornire i servizi statali; hanno bisogno di depredarci per far sì che la gente non evolva spiritualmente.
-          I tribunali sono congegnati in modo che raramente chi ha un credito, piccolo o elevato che sia, possa conseguirlo per via giudiziale ed essere tutelato da frodi e abusi; basti pensare che il creditore per pignorare i beni del debitore e venderli può arrivare ad impiegare decenni, spendendo nel frattempo un mucchio di soldi per mantenere in piedi la procedura.
-    Il peggio del peggio in termini di libertà però lo danno le recenti leggi tributarie in materia di spesometro, redditometro, e anagrafe tributaria. Un sistema che in teoria controllerà tutte le spese dei cittadini per “normalizzare” ogni individuo: vuoi mangiare solo le mele del tuo campo per risparmiare soldi e comprarti tanti cd musicali che adori? Non puoi... non rientri nei parametri. Sei un tedesco che lavora in Italia e hai preso la cittadinanza italiana e sei abituato a bere 10 birre al giorno? Cazzi tuoi, non te lo puoi permettere, altrimenti potrebbe scattare l’accertamento. 

Si potrebbe proseguire all’infinito con altri esempi, ma la verità è che le leggi esistenti servono solo ad ingabbiare il cittadino in una rete di regole quasi del tutto inutili, che servono a fargli perdere tempo al fine di distoglierlo dall’impiegare lo stesso tempo nell’evoluzione di se stesso.

6. Il diritto di sovranità nella nostra legislazione.

Venendo al principio di sovranità nella nostra legislazione, ci si deve domandare se non ci siano altre strade per riconoscere la propria sovranità e se questa teoria sia completamente campata in aria o meno.
In teoria l’idea della sovranità individuale è giusta. Lo Stato non avrebbe il potere di decidere della vita altrui, salvo che questo potere non serva veramente a proteggere il cittadino, e salvo che questo potere sia davvero un’espressione della volontà della maggioranza.
Questo concetto di fondo è espresso nella Costituzione, dove all’articolo 1 è detto che la sovranità appartiene al popolo; molto importante è la frase successiva, questa: “il popolo la esercita nelle forme previste dalla Costituzione”.

In altre parole, la norma è come se dicesse che è illegittima qualsiasi legge che non permetta l’esercizio della sovranità da parte del cittadino.
Ora, occorre considerare che il popolo non ha più il diritto di scegliersi i propri rappresentanti grazie ad una legge elettorale che è una porcata anche nel nome (il cosiddetto Porcellum), ed è stata definita tale addirittura da chi l’ha preparata e le ha dato il nome (Calderoli); quindi i rappresentanti che siedono in parlamento non sono voluti dal popolo; occorre altresì considerare poi che molte leggi sono state delegate all’UE, e soprattutto che il sistema della moneta è un sistema illegittimo ove non è il cittadino ad essere proprietario della moneta, ma lo è un ente privato come la BCE.
Tenendo presente tutte queste considerazioni, ne deriva a maggior ragione l’illegittimità della sovranità statale attuale, e il diritto del cittadino di svincolarsi da questo sistema.

Il problema però è che il cittadino non può svincolarsi nella pratica da questo sistema, perché lo Stato dispone di uno strumento che le singole persone non hanno: l’uso della forza.

Le teorie di Bonacci e dei seguaci della sovranità hanno ragione su un punto, cioè che il diritto di basa sul consenso e sulla non contestazione. Ma il nodo della questione è che non basta la contestazione da parte di uno o di mille individui che rivendicano la propria sovranità per distaccarsi dallo Stato; in teoria sarebbe necessario che il consenso venisse negato, e che quindi non riconoscessero la sovranità statale tutti quegli organi che in teoria sono deputati a far rispettare le leggi statali. In altre parole, se d’un tratto polizia, carabinieri, esercito, tribunali, cessassero di riconoscere come valide le leggi statali, allora sì, d’un colpo lo Stato perderebbe il suo potere e ciascun individuo sarebbe sovrano a se stesso.
La nazione precipiterebbe però nell’anarchia, generando altri tipi di problemi e la necessità di altre soluzioni.

7. Conclusioni.

A mio parere i gruppi che si occupano di sovranità individuale hanno l’importante funzione di stimolare una riflessione e un dibattito. A me personalmente hanno fatto riflettere molto e fare importanti passi avanti di consapevolezza.
Avendo avuto modo di parlare con alcuni di loro, peraltro, mi sono fatto l’idea che il dibattito è interessante, ma il rischio è quello di perdersi a studiare codici, cavilli, leggi presenti, leggi passate, ecc., e far perdere del tempo alle persone per distorglierle da attività più proficue per se stessi ma pericolose per il sistema: la crescita individuale.
La vera libertà è dentro di noi, e non ci può essere sistema giuridico che può togliere la libertà a una persona libera dentro. In questo senso, le storie di Gesù Cristo, di Osho, di Paramahansa Yogananda, di Gandhi, possono insegnare molto, ma anche la storia del Dalai Lama, che ha perso una terra e il suo regno, il Tibet, ma ha portato la libertà a milioni di individui con la diffusione del buddhismo all’esterno della sua terra.
Il Dalai Lama è l’esempio più importante al mondo, in questo senso, di un soggetto che ha la sovranità individuale; era infatti un ex sovrano spodestato dal governo cinese, che ha perso il regno. Ma in compenso non ha perso mai la sua sovranità individuale, aiutando milioni di persone a trovare la propria.



lunedì 24 marzo 2014

la parabola della rana bollita



Se mettete una rana in una pentola di acqua bollente, essa cercherà immediatamente di saltare fuori. Ma se la mettete in acqua a temperatura ambiente e non la spaventate, se ne resterà ferma. Ora, se la pentola è su una fonte di calore, e se aumentate gradualmente la temperatura, succede qualcosa di molto interessante. All’aumento della temperatura da 21 a 27 gradi la rana non farà nulla. Anzi essa dimostrerà in tutti i modi di godersela. Con il graduale aumento della temperatura, la rana diventerà sempre più malferma, finché non sarà più in grado di saltare fuori dalla pentola. Perché? Perché l’apparato interno della rana che percepisce le minacce alla sopravvivenza è orientato a reagire a cambiamenti improvvisi, nel suo ambiente, e non a lenti e graduali.
Stai nella pentola a fuoco lento come la rana e non te ne accorgi.

Svegliati!

lunedì 17 marzo 2014

Krugman per tutti




Paul Krugman, premio Nobel x l'economia 2008, ha lasciato la prestigiosa cattedra di Princeton per andare ad insegnare in una università pubblica.
Al di là del tentativo di ridimensionare la notizia con le battute ("sarò più vicino al mio supermercato!"), a me sembra un gran bell'esempio di cosa dovrebbe essere il "Servizio". 
Ognuno di noi ha un dono, un talento, una capacità. Non ha importanza se non vinciamo tutti il Nobel, quello che conta è non sottrarre il nostro particolare dono al mondo, in modo da arricchirlo con la peculiare nota che ci è propria. 
In questo modo offriamo un servizio e consolidiamo il concetto di comunità. Se poi a farlo è un economista del calibro di Paul Krugman (che per inciso è quello che ha detto "Adottando l'euro l'Italia si è ridotta al rango di una nazione del Terzo Mondo che deve prendere in prestito la moneta, con tutto quello che questo implica"), l'idea viene ulteriormente rafforzata. 
Diamo spazio al nostro talento dunque, e offriamolo a tutti senza riserve! Una società si misura sulla qualità di chi la compone e da quanto crediamo che valga la pena, nonostante tutto, investire nella sua crescita.   


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IL PAPA



domenica 9 marzo 2014

leggo e valuto: bellezza universale e cervello

Bellezza universale e cervello

Esiste una bellezza oggettiva in natura? Su cosa si fonda questo concetto? Il nostro cervello è in grado di riconoscere e apprezzare il bello in senso assoluto?


Raffaele Renna - 05/03/2014 

Bellezza universale e cervello
Il culto e il senso della bellezza nascono con l’uomo. Quando l’uomo ha cominciato ad avere il senso dell’astrazione e ha usato l’intelligenza, ha usato le mani e il corpo per procurarsi il cibo, per sopravvivere e anche per “propiziare” gli eventi e fare cose “belle”, lo ha fatto in perfetta sintonia con la natura, in rapporto diretto con essa, percependone le leggi dell’armonia, dell’ assoluto e maturando di pari passo la consapevolezza di essere sé stesso espressione e frutto di quelle leggi.
Una danza tribale e una pittura rupestre diventano, per l’uomo preistorico, modalità esistenziali, nonchè tentativi in chiave artistica, di capire la natura e le sue forme. Ma anche di dominarla.
All’inizio dominare la natura doveva equivalere alla capacità di rappresentarla e poi di riprodurla in modo sempre più fedele, immortalando momenti esaltanti e significativi della vita di gruppo e invocando probabilmente delle divinità che si perpetuavano nel tempo come archetipi dell’anima.
Il culto del bello nell’antichità ha il suo periodo più elevato nell’arte greca dove diventa addirittura una filosofi a di vita e un mezzo per comprendere e valutare tutti i fenomeni dell’universo.
Nella fase più alta di questa ricerca, quella classica, l’artista volle finanche correggere i “difetti” e le imperfezioni della realtà fisica costruendo una natura ideale, così come può esistere solo nella mente, e associando a questo tipo di bellezza tutte le altre virtù umane come l’intelligenza, l’equilibrio psichico, la socievolezza, l’eroismo ecc. Questa bellezza integrale fatta di esteriorità
e interiorità aveva una funzione morale, doveva educare gli individui, perché era la migliore possibile ed era quindi quella che si avvicinava di più alle “divinità”.
L’uomo dunque poteva essere bello ma non perfetto, sia dentro che fuori, e bisognava tendere e guardare alla bellezza ideale per migliorarsi e somigliare sempre di più a quelle divinità. Una siffatta bellezza non poteva non avere delle “regole”, delle regole assolute. Canoni, appunto. Generazioni di studiosi hanno cercato di individuare i parametri matematici e geometrici di questa
estetica ideale in grado di attrarre tutti indistintamente, basata su proporzioni e simmetrie (bilaterali e rotazionali) ben definite e definibili.
Leonardo da Vinci chiamò queste proporzioni, presenti e presunte in tutto il cosmo, “Sezione Aurea”, per andare alla radice dell’armonia e della bellezza.
Fibonacci, con la sua famosa serie numerica, cercò di spiegare matematicamente le sequenze progressive, anche queste auree. 
Policleto, scultore classico della Grecia antica, fissò nei suoi “canoni” la struttura, le forme e le proporzioni di un uomo ideale. Tale modello fu poi sviluppato da Vitruvio, architetto romano, in tutte le opere imperiali seguenti.Humayun ci ha provato nel 1997 con il volto umano.
Pare quindi che la natura dell’intero universo si fondi strutturalmente e funzionalmente sul principio della bellezza. Einstein affermò che la sua teoria della relatività scaturì da una metafisica ricerca di simmetria.
Roger Penrose, uno dei padri, insieme a Stephen Hawking, della teoria sui buchi neri, disse: “senza estetica non si fa nulla”.
Ciò suggerisce un tipo di bellezza legata anche ad una dimostrazione matematica, a una equazione e, di riflesso, al pensiero razionale.
Un dato straordinario viene dalle numerose ricerche dell’etologia umana, della psicologia sociale e dei laboratori neurobiologici che confermano le intuizioni millenarie riguardanti questa logica dell’armonia universale.
Il nostro cervello sembra programmato apposta per discriminare istantaneamente ciò che è oggettivamente bello da ciò che non lo è, perché, così facendo, siamo portati a scegliere gli individui più sani in quanto garantiscono una buona formazione genetica, una migliore sopravvivenza e una migliore capacità riproduttiva. Ed ecco che la bellezza si lega necessariamente al discorso della selezione naturale e quindi dell’evoluzione.
Simmetrie e armonie diventano sinonimi di salute e, allo stesso tempo, di continuazione della specie, grazie all’archetipo della bellezza esistente in ognuno di noi.
La neurobiologia, tra l’altro, ha scoperto che all’interno del cervello esiste un complesso di organi adibito alle sensazioni piacevoli che l’uomo prova in ciò che vede, in ciò che ascolta o in ciò che ritiene fare di interessante.
In particolare, i neurotrasmettitori che agiscono tra “l’area tegmentale ventrale” e il “nucleo accumbens” creano un campo chiamato “circuito del piacere”, circuito attivato sia se si ascolta la musica preferita, sia se si guarda il proprio partner o, in modo ancora più accentuato, se si ha un rapporto amoroso.
Questo ci dice che l’uomo è un dipendente (non tossico) di tante sostanze dopaminergiche prodotte naturalmente dal sistema nervoso centrale, quando è intento a fare, sentire, vedere o gustare cose belle. D’altronde è scontato che tutto ciò che è considerato come bello è destinato a far provare emozioni piacevoli, altrimenti che bello sarebbe?!
Si conferma così la legittimità di definire la bellezza come tutto ciò che può essere causa di emozioni gradevoli e positive.
L’arte, quell’incredibile prodotto della creatività e del talento dell’uomo, ha proprio questa funzione.
Beethoven ebbe a dire che “il compito dell’artista è quello di alleviare le sofferenze dell’umanità ”. E sappiamo che non è solo l’arte, intesa in senso stretto, a produrre “cose belle”. Anche un gesto di solidarietà è una cosa bella, anzi bellissima.
Produce belle emozioni positive perché è frutto dell’angolo migliore del nostro inconscio collettivo, anche se può essere fatto in modo deliberato e cosciente.

Le categorie della bellezza
E qui nasce l’esigenza di dare delle categorie alla bellezza, per individuare le strutture che di norma associamo a un godimento estetico, tenendo presente che in tutte queste categorie esiste una dimensione oggettiva, universale, valida per tutti e una soggettiva, individuale che risponde alla nostra personale visione delle cose.
Un’altra premessa riguarda una qualità e un prerequisito per godere di una bellezza, ossia l’adeguatezza alla situazione e allo scopo, sia della bellezza nei confronti dell’uomo (definendo un rapporto stretto con chi la percepisce), sia dell’uomo nei confronti della bellezza.
Ad esempio, nel primo caso, un bel discorso politico, anche se fatto da un grande oratore, mal si accorda con l’atmosfera di una festa privata.
Nel secondo caso, invece, può essere l’uomo non adeguato alla situazione di poter apprezzare la bellezza di un quadro, di un paesaggio o di un piatto prelibato. Questo avviene ad esempio quando una persona è in condizioni precarie di salute oppure ha grossi problemi di altro tipo per cui è psicologicamente orientato a risolvere i suoi problemi piuttosto che godersi un’opera a teatro.
Lo star bene è una condizione generalmente necessaria per apprezzare ciò che può essere oggetto della bellezza.
Ma può accadere di desiderare, in un momento di sconforto e di depressione, di ascoltare una bella canzone o suonare uno strumento come valvola di sfogo (e sappiamo bene il ruolo che svolgono la musicoterapia e le altre arti terapeutiche, in tale contesto).
Per quanto riguarda l’adeguatezza allo scopo, in riferimento all’estetica, bisogna invece precisare che per poter dare il giusto valore alle varie forme di arte e di bellezza è opportuno saperle collocare e contestualizzare. Fatte queste premesse, si possono quindi individuare tre categorie:

• Possiamo dare priorità a una categoria fondamentalmente strutturale, ossia quella che scaturisce dalla disposizione degli elementi secondo un determinato sistema di relazioni. Fra le più note qualità relazionali vanno ricordate la consonanza, la simmetria, l’armonia, l’eleganza, la proporzione, l’equilibrio, la chiarezza, la sobrietà, l’unità e la continuità. Ne abbiamo parlato a 
proposito del classicismo della Grecia antica e a proposito dell’archetipo della bellezza che abbiamo tutti.

• Una seconda categoria concerne più direttamente i modelli di vita: le ideologie, le religioni, le fi- 
losofie, le teorie sociali, le teorie economiche, le teorie in genere e tutto ciò che ne è connesso in termini esistenziali. Ad esempio un comunista ritiene bella una società fondata sull’uguaglianza e sulla distribuzione equa delle ricchezze, una società senza classi sociali dominanti sulle altre.

• L’ultima categoria può riguardare più specificatamente le azioni e le attività, e non le cose in sé. Può essere infatti bello scrivere un libro, occuparsi di astronomia, di funghi, di archeologia, di uno strumento musicale, fare il già citato gesto di solidarietà ecc., perché in queste attività ci si identifica, ci si proietta, si possono esprimere i propri pensieri e le proprie esperienze. Questo tipo di bellezza prescinde dal fatto che ne scaturiscano oggetti e azioni di valore o artisticamente elevate. Qui rientrano tutti quegli hobby e quelle passioni che camminano con l’uomo, lo fanno tendere verso un traguardo e lo fanno vivere come attore e produttore di propri valori, in un contesto di apertura e di espansione vitale. Il criterio base di questa categoria è, di massima, lo slancio motivazionale, sempre unito a una certa dimensione creativa.

quando il fegato canta

 


Primavera: vento, secco, aria fresca e nuova linfa. 

Siamo a marzo, si risveglia la natura e il nostro organismo è chiamato al cambiamento. Secondo la medicina tradizionale cinese è il fegato l'organo maggiormente impegnato in questo processo, e quindi è importante sostenerlo in questo periodo.

Il Fegato svolge un ruolo essenziale sia a livello fisico sia a livello simbolico: disintossica. 

Quante tossine energetiche, emozionali, chimiche, mentali, pensiamo di aver accumulato in questo lungo e non sempre fluido inverno? Lasciamo perdere la risposta, la conta sarebbe lunga...! Quello che serve sapere, a questo punto, è che è tempo di depurare, e non solo il fegato, ma la nostra anima, ne trarrà infinito giovamento.

A livello alimentare sappiamo tutti cosa ci sarebbe bisogno di fare, non è vero? Lo so, è noioso sentirselo ricordare, ma io lo faccio lo stesso, chissà che un piccolo remind non sia un utile sprone. Dunque, sinteticamente:  per qualche giorno (7 sono troppi? no, dai...) 

NO a: latticini, caffè, alcolici, zucchero, salumi, farine raffinate, quindi pane bianco, e lieviti                                                  

SI a: verdura, meglio se a foglia verde, frutta, tanta acqua

                                                                                                                                                         Quello che conta è fare riposare i nostri organi, fegato in primis, ma anche gli altri emuntori, lo stomaco e l'intestino, alleggerire il nostro fisico e veicolare nuove forze, energie, vita... la primavera è rinascita, ma

per creare (noi stessi!) ci vuole spazio!  

Per i perfezionisti e per i pigri, c'è un altro consiglio della nonna, semplice quanto efficace: il mitico, famoso, salvifico beverone mattutino:                                                                                  

Limone, zenzero e acqua

Ho appreso a 17 anni dei benefici dell'acqua, meglio se tiepida, bevuta a digiuno la mattina. Dove? No, nessun manuale salutista o medicina alternativa; si trattava del meraviglioso romanzo "La Madre" di Pearl Buck, nel quale si narrava la vita spartana quanto sana dei contadini cinesi che curavano il loro benessere con una tazza di acqua calda al mattino.Da allora ho frequentemente adottato questa semplicissima abitudine e nei periodi nei quali sono riuscita ad essere costante ho ravvisato notevoli miglioramenti dello stato generale. Ma se all'acqua tiepida aggiungiamo limone e zenzero, avremo una miscela di grande valore benefico. Come tutti sappiamo, il limone è un toccasana: battericida, alcalinizzante, diuretico, depurativo, rimineralizzante, antianemico... sono solo alcuni degli attributi, e per noi sono già più che sufficienti per sostenere un buon processo di disintossicazione. Lo zenzero, da noi poco usato, ha proprietà antiossidanti, antiinfiammatorie, tonificanti e coadiuvanti del processo digestivo. Gli effetti di questa semplice bevanda quindi possono aiutare la purificazione, sia attraverso il sangue sia attraverso la pulizia delle alte vie respiratorie, la perdita di peso attraverso l'eliminazione dei liquidi in eccesso, l'alcalinizzazione del corpo, il miglioramento della funzione gastrica e della salute della pelle. 

La ricetta: per una settimana, scegli tu quando tra marzo e aprile (ascoltati: se ti senti pronto e in buona salute generale, prova il ciclo dei 21 giorni), una tazza abbondante di acqua calda nella quale hai fatto bollire un pò di radice di zenzero; aggiungi il succo di mezzo limone fresco, bevuta possibilmente a digiuno, appena alzati. Durante il giorno, limita i cibi intossicanti e sostituisci con frutta e verdura freschi. Bevi bevi bevi. E cammina all'aria aperta, assaporando l'aria nuova della primavera che annuncia la tua rinascita.   





domenica 2 marzo 2014

Libertà va cercando... e va CREANDO


Libertà va cercando ch'è sì cara
come sa chi per lei vita rifiuta
(Dante, Purgatorio)


A differenza di Catone uticense, io non rifiuto, anzi rivendico. Nonostante il giogo del potere finanziario.



Tutti sanno che il trattato di Maastricht  ha conferito alla BCE tutti i poteri in materia economica e monetaria. Di fatto si tratta di una istituzione privata che emette una moneta privata - l'euro - per il cui prestito gli stati pagano interessi. Questi interessi, e non le spese eccessive dello stato, sono la vera consistenza del debito pubblico che, pur non contratto dai cittadini, sugli stessi grava come un macigno. La "Troika" (Unione Europea, Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale) nonchè gli ultimi governi nostrani, disconoscono la semplice verità: lo stato Italiano, avendo rinunciato alla sovranità monetaria, è obbligato a farsi prestare denaro a costi di interesse dettati dal mercato finanziario estero, perdendo così la possibilità di continuare a farsi finanziare dalla Banca d'Italia a costo zero, come era prima dello scellerato patto che ha costruito l'unione europea sulle ragioni della finanza e non dei popoli. 


Non intendo qui scrivere un trattato di economia (peraltro non ne sarei capace), ma sottolineare quello che è alla portata di chiunque: non siamo padroni di noi stessi e della nostra vita. Probabilmente la storia - almeno quella contenuta nei libri scolastici -  insegna che non lo siamo mai stati, ma questo non è un motivo sufficiente per non anelare a qualcosa di meglio e di più evolutivamente simile all'Essere Umano.

La strettoia a cui assistiamo, formata da regolamenti, leggi, burocrazia e vincoli di ogni sorta, a nulla serve se non a creare una massa uniforme di nuovi schiavi, impastoiati da regimi ammantati di belle parole e invischiati in una rete le cui maglie invisibili, come una ragnatela, sempre più costringono tutti noi in uno spazio esiguo ed asfissiante, nel quale si sopravvive meglio solo restando il più fermi e allineati possibile.
Come in una metropolitana affollata, attendiamo pazientemente di arrivare per poter finalmente scendere, muoverci e respirare liberamente. Peccato che non è prevista la fermata  e il conducente, disinteressandosi delle condizioni dei passeggeri, tiri dritto in un viaggio senza apparente meta. 
E' quello che sta succedendo all'umanità: come polli da allevamento, come uccelli in gabbia, come tigri ammaestrate, rinunciamo ad agire, a desiderare, a sognare.

Quello che osservo è che è sempre più difficile osare muovere un passo, mettere in essere una iniziativa, un progetto, realizzare delle aspirazioni, a volte per ormai atrofica capacità di creazione, ma spesso, fortunatamente ancora, per impossibilità logistica di realizzazione, poichè gli oneri fiscali e tecnici sono tali da scoraggiare efficacemente ogni nuova idea e vengono innalzati come strenua difesa e baluardo, allorquando l'appiattimento mentale del messaggio omologante imperante nei media, la depressione indotta dalla scarsità finanziaria, la distruzione sistematica della bellezza e della conoscenza, non abbiano già prodotto il risultato sperato di ottundimento del libero pensiero.

Senza immaginazione non c'è vita e senza vita non c'è futuro. Io non intendo ingrossare le fila dei robotici servi di un sistema malato, pertanto a siffatto regime io dico

 NO.

Per questo leggo, studio, mi informo, ascolto. Per questo non rinuncio a provare a pensare con la mia testa,  a guardare la realtà per quella che è, se riesco, e ad assumermi la responsabilità di scegliere. Anche sbagliando, ma provando a vivere, non sopravvivere, intessendo una nuova trama, nutrendomi di Anima